domenica 5 luglio 2009

PROCESSO ANNI NOVANTA: LA REGIONE CHIEDE 20 MILIONI DI EURO

di LAURA PESINO ( DA IL MESSAGGERO DDL 4.7.09) Nel sud pontino era quasi una guerra. E in mezzo alle faide tra clan proliferavano affari d’oro, controllati da lontano dai contabili dei Casalesi, primo fra tutti Carmine Schiavone. E’ così che Francesco Di Ciollo, avvocato di parte civile per la Regione Lazio, ripercorre, nel processo “Anni Novanta”, la lunga storia e gli sviluppi della penetrazione del clan dei Casalesi nel Sud pontino, il progressivo controllo della criminalità, il giro di estorsioni, incendi, omicidi, e quello delle attività economiche, il commercio, la piccola impresa, gli appalti. Episodi che sembravano, all’apparenza, privi di collegamento, ma che nel corso della lunga indagine sono stati minuziosamente uniti, consentendo di far arrivare al processo 12 imputati per associazione a delinquere di stampo mafioso, tra cui Michele Zagaria, Ettore e Maurizio Mendico, Orlandino Riccardi. Per la prima volta un ente come la Regione entra come parte offesa in un processo per mafia. Si sostituisce idealmente a tutte le vittime, imprenditori e commercianti che hanno avuto l’imbarazzo e la paura di denunciare ed esporsi in prima persona, ma anche a tutti i cittadini del sud pontino. E chiede un risarcimento del danno. Venti milioni di euro, secondo l’avvocato Di Ciollo, una cifra simbolica da ridistribuire sul territorio sotto forma di infrastrutture, formazione, cultura, progetti per la legalità. Il legale della Regione ripercorre, punto per punto, la tesi presentata giovedì dal pubblico ministero Diana De Martino della Dda di Roma, parla di una florida contabilità che fruttava due miliardi e mezzo al mese, ricostruisce i legami tra i componenti del clan, i rapporti con i Casalesi, il controllo di buona parte dell’economia del sud pontino, commercio, industria, piccole imprese e soprattutto appalti, ma anche il condizionamento progressivo della stessa attività degli enti pubblici e delle amministrazioni. Tanto da “incidere negativamente sullo sviluppo economico e anche turistico di quella zona della provincia pontina” in cui la cosca della camorra aveva messo le sue radici. Ma nel ripercorrere la storia degli anni compresi tra il 1990 e il 2001, finita nell’inchiesta “Anni Novanta”, c’è anche un richiamo esplicito, da parte del legale di parte civile, ai pericoli e ai rischi che ancora oggi esistono nelle stesse aree del sud pontino, all’ombra della richiesta di scioglimento del Consiglio comunale di Fondi per sospetta infiltrazione dell’attività criminale nella vita amministrativa dell’ente. Davanti alla Corte d’Assise si torna martedì prossimo per le arringhe della difesa.

Nessun commento:

Posta un commento