domenica 4 dicembre 2011

ETTORE MENDICO ASSOLTO IN CASSAZIONE PER L’OMICIDIO CUNTO.

Resta l’assoluzione di Ettore Mendico per l’omicidio di Rosario Cunto. La Corte
di Cassazione ha infatti rigettato il ricorso con cui il Procuratore generale aveva
impugnato la sentenza della Corte d’assise d’Appello in base alla quale Mendico era
stato assolto d a l l ’ a c c u s a per quel delitto.
In primo grado c’er a stata invece la c o n d a n n a all’ergast olo.
Per il coimputato Michele Zagaria, ritenuto il capo attuale del clan dei casalesi,
c’è stato uno stralcio della discussione perché entrambi gli avvocati della difesa erano
assenti per giustificato motivo.

La Corte di Cassazione ha inoltre annullato la parte
della sentenza di Appello relativa al regime sanzionatorio e che prevedeva una
pena di dodici anni di reclusione; è stata infatti accolta la tesi del difensore, Camillo
Irace, per cui a Mendico, pur rispondendo degli stessi reati degli altri imputati
(partecipazione al cosiddetto clan di Castelforte affiliato ai casalesi), era stata
comminata una pena di quattro anni superiore; dunque per questa parte della
decisione si tornerà in Appello. Come si sa in secondo grado tutti i membri del gruppo furono condannati a pene variabili tra i due e i dodici anni; in particolare
Antinozzi, difeso dall’avvocato Renato Archidiacono, era stato condannato a
sette anni e stessa pena per Buonamano, difeso da Mariano Giuliano unitamente
Pandolfo e Riccardi, condannati rispettivamente a cinque anni e dodici anni di
reclusione (per la riconosciuta aggravante della continuazione nelle estorsioni);
infine La Valle era stato condannato a otto anni. Tutti insieme, in base alle risultanze
del processo Anni 90, avevano messo in piedi la delegazione dei casalesi nel
sud pontino e tra i reati contestati c’erano due delitti, attribuiti direttamente a Mendico e Zagaria, quelli di Giovanni Santonicola e di Rosario Cunto. Il cadavere
del primo fu rinvenuto carbonizzato nel settembre del 1990 alla periferia di Spigno Saturnia. Invece il corpo di Rosario Cunto non è stato mai rinvenuto ed è stato cercato l’ultima volta a luglio scorso dalla dda di Napoli nelle campagne tra
Santi Cosma e Castelforte. Nella ricostruzione dell’accusa che fu recepita dalla
Corte d’Assise in primo grado Ettore Mendico avrebbe ucciso Rosario Cunto per vendicare la morte del nonno Antonio, ammazzato nel 1961 secondo la famiglia proprio da Cunto.
Dunque un regolamento dei conti a trent’anni di distanza portato a termine anche
per «il potere criminale all’interno dell’associazione camorristica» di cui Mendico era parte fondante.
Ma questa vicenda di Cunto non è stata mai veramente chiarita fino in fondo.
Intanto manca il corpo, non ci sono testimoni diretti e anche i pentiti non hanno
riferito di aver assistito direttamente al delitto. In particolare ai fini della sentenza
di ergastolo emessa in primo grado dalla Corte d’Assise presieduta dal giudice
Raffaele Toselli si tenne in considerazione ciò che riferì agli inquirenti il collaboratore di giustizia Domenico Bidognetti: «... Ettoruccio era il vero e proprio
malavitoso di Castelforte... posso mettere le mani sul fuoco che si vantava
di aver vendicato il nonno».
Il ritrovamento del cadavere di R o s a r i o C u n t o , sc ompa rso nell’ap r i l e del 1990 potrebbe dare
un contributo, pur tardivo, alla ricost r u z i o n e più attendibile
possibile di ciò ch a v v e n n e nelle campa g n e d i Ca stel fort e.
Per venti anni i resti sono stati cercati un po’ ovunque ma in realtà manca una traccia concreta, qualcuno del posto capace di dare un’indicazione attendibile. Solo
dopo, con le nuove tecnologie, si potrebbe ricominciare a cercare l’assassino. Per
adesso la Corte di Cassazione ha escluso che sia stato Ettore Mendico e il caso
Cunto è irrisolto. Nel fascicolo restano le foto della vecchia Ape 50 su cui viaggiava
è che è stata trovata vuota e abbandonata. E niente altro. Perché anche le dichiarazioni di Bidognetti non hanno ulteriori riscontri.
G. D. M.

DaLATINA OGGI DEL 3.12.11

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