martedì 24 gennaio 2012

CONSIGLIO PROVICIALE SU SICUREZZA E ORDINE PUBBLICO

La sicurezza sociale e l’ordine pubblico in provincia di Latina sono stati gli argomenti principalmente discussi nel Consiglio svoltosi in data odierna.
Il presidente Armando Cusani ha trattato ampiamente il tema partendo da una considerazione che racchiude il pensiero finale: «La società, nella quale viviamo e operiamo – ha detto in premessa - nella quale abbiamo assunto delle responsabilità è una società sana.
Una comunità si può definire sana non perché non si ammala o non cade in errore o non abbia delle difficoltà importanti. È sana se ha dentro la capacità, le risorse, la forza per reagire e per guarire.



Se ha gli anticorpi per reagire agli attacchi di un batterio e mantenere una condizione di funzionamento ordinario, la società in cui viviamo è una società sana. Questa è la considerazione di fondo da cui parte il mio intervento».
Sulla similitudine tra la società e un grande corpo umano in buono stato di salute, il presidente Cusani ha prima letto una parte della relazione sulla sicurezza sociale elaborata dal delegato Aldo Lisetti e poi ha fornito i dati ufficiali estrapolati dai due rapporti sulla “Qualità della vita 2011 nella 13a indagine di Italia Oggi – Università La Sapienza” e dall’Eures 2011 in tema di legalità, sicurezza e controllo del territorio.
«Per l’inquadramento della problematica è utile risalire ai dati sulla condizione geografica e demografica della nostra comunità – ha spiegato il presidente Cusani – di cui Lisetti parlava nel rapporto.
Il dato diventa più complesso quando la comunità è più ampia rispetto ad altre comunità. La capacità di buon governo non è proporzionale alla capacità di essere sana. All’ultimo posto delle classifiche di Italia Oggi ad esempio ci sono città ottimamente amministrate come Bologna e Firenze. Geograficamente poi la provincia di Latina si trova tra due grandi metropoli, Roma e Napoli con “evidenti interessi – scrive Lisetti - delle famiglie criminali a infiltrarsi in un territorio fertile abitato da gente buona e per certi aspetti ingenua.
La presenza dei soggiornanti obbligati, siciliani e calabresi e anche milanesi, con le loro famiglie sul territorio negli anni 70 hanno trasformato la provincia di Latina nel refugium peccatorum di gente malavitosa, nella Mecca dove trovare l’affare e il malaffare. Energica e decisa fu l’azione di contrasto delle forze dell’ordine. Autorità e politici non avevano colpa, tutto era stato deciso sulle loro teste. Da allora sono trascorsi 40 anni durante i quali i figli, i nipoti, i parenti di questi soggiornanti hanno avviato attività di impresa e di lavoro, diventando cittadini a tutti gli effetti. Alcune erano attività di copertura?”.
Lisetti concludeva sulla pericolosità del contesto e sull’innegabilità che soltanto con il contributo coeso e costante di tutte le forze sociali in campo è possibile arginare la dilagante illegalità».
Il Presidente Cusani ha poi illustrato alcuni dati dei due rapporti Eures e Italia Oggi.
Il 65,6% della gente pontina si sente in condizione di sicurezza normale, dato Eures 2010. La percezione della sicurezza cala a Roma del 10%. Le rapine aumentano del 18% nel Lazio. Aumentano le denunce di reato dell’11% nel 2010 rispetto al 2009.
«Non ci sono dubbi che il lavoro fatto dalle forze dell’ordine ai vari livelli è encomiabile – ha continuato il Presidente Cusani – a loro va la nostra gratitudine.
Confermo l’idea che mi sono fatto in questi anni: che noi abbiamo una classe dirigente ai vari livelli di persone perbene che fanno parte del corpo sano della nostra società.
L’ho detto e lo ripeto fino a prova contraria, però dobbiamo alzare l’asticella affinché tutte le persone impegnate nella pubblica amministrazione predispongano attività di informazione con le forze dell’ordine per rafforzare questa rete di onestà perché è fondamentale il patrimonio delle conoscenze. Abbiamo purtroppo la sfortuna di avere spesso magistrati bravissimi impegnati troppo poco tempo ai vari livelli di giustizia.
Latina non deve essere solo un luogo di carriera, tutti ai vari livelli dovrebbero stare più tempo nelle sedi operative. L’ultima considerazione si riaggancia alla premessa: il corpo è sano ma la lotta deve essere rivolta costantemente a tre obiettivi:
1. lotta all’evasione fiscale, un cancro perché dietro c’è spesso molte volte la criminalità organizzata,
2. lotta alla corruzione mettendo in campo regole,
3. lotta al riciclaggio del denaro, un cancro sul quale tutti dobbiamo fare la nostra parte.
Sono certo che con questa cura noi irrobustiamo quel corpo sano che ha in se gli anticorpi che non destrutturano ma che rafforzano e che dà la possibilità di intervenire».

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