martedì 9 ottobre 2012

I CARROZZONI REGIONALI DOVE VENGONO ASSORBITE LE RISORSE (E LE TASSE) DEI CITTADINI





C’è un’altra Regione oltre la
Regione Lazio, una costellazione di agenzie e società che
sono il vero nocciolo del potere locale perché agiscono in
regime privatistico e fuori da
ogni controllo.
I centri nevralgici sono tre.
C’è Filas, la finanziaria regionale che si
occupa di gestire i soldi del
Fondo sociale
europeo e che
tra consulenti,
collaboratori e
dipendenti si
avvicina alle
800 unità in organico; e poi
c’è Sviluppo
Lazio che è nata nel 1999 come «strumento
di attuazione
della programmazione regionale in materia
economica e
territo riale»,
ma con il tempo è diventato
un super carrozzone con
centinaia di dipendenti che
ha anche assorbito quelli delle famigerate
società e agenzie regionali
che la presidente Polverini
si è vantata di
aver sciolto; in realtà ad essere
soppressi sono stati i consigli
direttivi ma il personale in
organico e semplicemente
«emigrato» in Sviluppo Lazio. E’ il caso di Litorale spa,
l’Osservatorio creato per diffondere notizie sulle città del
litorale che si avvaleva anche
di una rivista creata ad hoc e
miseramente ferma all’estate
del 2008. L’Osservatorio è
stato sciolto perché anche la
giunta Polverini lo ha ritenuto
superfluo, ma tutti i funzionari e i dipendenti sono passati...
a Sviluppo Lazio.
Ma la vera «chicca» è la Lait
spa, acronimo di Lazio Innovazione Tecnologica spa, costituita nel 2001 per «assicurare i processi di informatizzazione della pubblica
amministrazione regionale».
Cioè: doveva curare i software, operazione che viene sistematicamente appaltata
all’esterno. L’ultima «grande
operazione» della Lait è stato
installare un monitor con le
immagini del territorio del
Lazio negli aeroporti! E ha
appena bandito una gara per i
sistemi di «sanità elettronica». Le gare sono il vero piatto
forte di Lait e con queste affida a terzi molti dei servizi per
i quali esiste. La più bella l’ha
affidata nei mesi scorsi e riguarda il «Sistema di spending analysis e servizi di assistenza contabile» (aggiudicata per 2,7 milioni di euro a
ROE Ernst & Young Financial Business Advisor spa -
Energent spa ) e speriamo che
adesso la Lait si accorga di
come la Regione spende i soldi; vediamo se coincide con
quanto ha scritto molto di recente il gip del Tribunale di
Roma. In questo sistemone di
agenzie e società nulla può
l’ultimo decreto del Governo
sui tagli alle Regioni perché si
tratta di una rete formalmente
«esterna e autonoma» che però grava in tutto e per tutto sul
bilancio regionale. In una simile galassia quasi impossibile da scandagliare sono impiegati circa 2000 persone, comprese le consulenze e le
collaborazioni. Queste società e agenzie dribblano tutte le
regole di mercato e agiscono
al di fuori dei concorsi, delle
graduatorie, spesso anche
fuori dalle gare, spendono i
soldi della pubblica amministrazione ma non sono tenute
a rispettarne le regole. Interessante capire anche chi le governa: i vertici sono equamente distribuiti tra i partiti. Mettiamo il caso di Lazio Service,
la terribile agenzia che ha infilato centinaia di persone
nell’organico della Regione.
E’ stata a lungo diretta da
Tonino D’Annibale, spedito
su quella poltrona dopo che
non era stato rieletto nelle file
del Pd. Tutte le assunzioni
fatte da Lazio Service erano
motivate con al carenza «gra
ve» di organico della Regione
e per rimpinguarlo bisognava
passare da Lazio Service. Ma
poi si è scoperto che alcuni di
questi lavoratori appena assunti sono stati «distaccati»
nei Comuni (spesso di residenza) presso servizi riconducibili alla Regione Lazio. Se si va a spulciare (per esempio)
nell’organico delle biblioteche di molti Comuni si trova
un’overdose di operatori che
sono stati assunti tramite Lazio Service. Provare per credere. Nella sola provincia di
Latina superano le venti unità.



ALLA vigilia delle elezioni del 2010 la Lazio Service fa una bella infornata
(l’ennesima per la Regione) di oltre 100 persone
(109), tutte già in forza alla
Pisana con contratti precari o a termine e nessuno di
questi passato attraverso
un concorso. Finisce l’era
Marrazzo quella primavera e anche la gestione
D’Annibale affidata dalla
stesso Marrazzo. Lazio
Service è un organismo
«indipendente» ma a supporto della Regione che
all’inizio contava la bellezza di 1.170 dipendenti. Lazio Service è stata una
creatura di Francesco Storace, l’uomo che ha spacchettato quasi tutti i servizi
della Regione e creato una
galassia fantasmagorica e
sprecona di agenzie (tipo
Arcea, quella che ha esposto l’ente verso i progettisti
e costruttori della Pontina -
mai nata) che poi, comunque, non sono state né dismesse né rinnegate da
Marrazzo o da Polverini.
Anzi hanno continuato ad
assumere, affittare locali e
vivere come e meglio di
prima. Di più: oggi D’An -
nibale, dopo essersi assunto l’onere e l’onore di tutte
le stabilizzazioni messe in
conto al bilancio regionale,
è stato rieletto come consigliere nella lista del Pd e
risulta essere un «dirigente
di Lazio Service in aspettativa». Ha fatto anche altro
durante la sua direzione
della società. Questo: ha
affittato per gli uffici di
Lazio Service due stabili in
via Serafico a Roma (lasciando quelli di via Fiume
Giallo) per circa 8 milioni
di euro all’anno per sei
anni rinnovabili e scissi in
due, uno da 3,7 milioni e
l’altro da 3,8 milioni. Oggi
Lazio service è presieduta
da Massimiliano Marcucci
e la sua mission non è
cambiata, ha sempre un
sacco di dipendenti che
premono per la regolarizzazione e tutti ormai hanno
capito che non servono alla
Regione ma a tenere le
clientele. Marcucci è stato
nominato il 19 settembre
in piena bufera sui fondi
attribuiti ai gruppi consiliari con l’intento di rimediare all’immagine (pessima) della Regione e di tutti
i suoi satelliti. E intanto
oggi Lazio Service conta
ben 1370 dipendenti che
non si sa bene cosa facciano veramente. All’in izio
erano duecento in meno (la
differenza deriva da un’in -
fornata del 2010) ed avevano un contratto a tempo
determinato. Li ha stabilizzati Tonino D’Annibale e
se ne è pure vantato in
alcuni comunicati stampa
diffusi indovina da chi? Da
Lazio Service. La partecipata della Regione creata
da Storace, il quale oggi
dice di voler combattere
gli sprechi e depreca ciò
che è accaduto nell’ultimo
consiglio regionale. Cioè
quello che doveva controllare le società partecipate
dalla Regione, come Lazio
Service. Appunto.

LA MAPPA DELLE SOCIETA' PARTECIPATE DELLA REGIONE LAZIO.


Nella mappa delle società
partecipate dalle Regioni il
Lazio svetta. Questione di
numeri. E’ quanto ricostruisce il Corriere della Sera in
un’inchiesta sulla giungla
di enti e società di emanazione regionale e sui loro
costi.
Gli organismi di questo
tipo sono quasi 400 in tutta
Italia. Vi lavorano circa 10
mila dipendenti. La Corte
dei conti ha censito 394
società partecipate o di proprietà delle Regioni. Più
della metà sono SpA (57%),
seguono le Srl (10,4%), le
fondazioni (7,6%), i consorzi (3%) e altre forme
(21,3%). Il loro fatturato
complessivo sfiora i 2 miliardi di euro, ma l’esercizio
finanziario 2010 si è chiuso
con un rosso di 92 milioni.
Il Lazio guida la classifica
nazionale per numero di società partecipate dalla Regione; sono 26 (10 quelle
partecipate al 100%), di cui
3 in liquidazione, e rappresentano il 9,7% del totale
nazionale. Danno lavoro ad
un totale di 1.725 addetti. A
seguire Toscana (8,4%),
Veneto, Emilia Romagna e
Campania (tutte al 6,6%).
Il bilancio delle partecipazioni della Regione Lazio in
società controllate o che beneficiano dei contributi
pubblici è in rosso. Specialmente a causa del buco della Cotral, la compagnia regionale dei trasporti che nei
soli esercizi 2010 e 2011 ha
accumulato perdite per quasi 30 milioni. Basti dire che
la Regione partecipa al capitale di Cotral per il 99%
delle quote.


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