giovedì 11 ottobre 2012

OPERAZIONE TRAMONTANA: IL PROTAGONISTA DI SANTI COSMA E DAMIANO AGLI ARRESTI DOMICILIARI







DISPOSTI gli arresti domiciliari per il 46enne Antonio Talesco, residente a
Santi Cosma e Damiano arrestato lo scorso 25 settembre insieme ad altre quattro
persone accusate di promettere posti di lavoro nel settore marittimo in cambio di
denaro. Nei giorni scorsi,
assistito dall’avvocato Gaetano Netani, la sua posizione è stata discussa di fronte
alla terza sezione del Tribunale del Riesame a cui è
seguita la decisione di una
misura meno afflittiva. Tra
le altre nei suoi confronti è
caduta l’aggravante di aver
agito verso persone inconsapevoli. Inoltre, ha opposto la difesa, i reati contestati, alcuni solo tentati, non
prevedono l’a p pl i c a z io n e
della misura della custodia
cautelare in carcere. Analoga discussione al Tribunale
del Riesame, sempre nei
giorni scorsi, si era svolta
anche per il 40enne Salvatore Talesco, residente a
Minturno e fratello di Antonio, attualmente in carcere a
Santa Maria Capua Vetere
per i reati di sequestro di
persona a scopo di rapina e
tentata violenza sessuale
nei confronti di una prostituta ucraina. Per il comandante Tramontano, come si
faceva chiamare dalle sue
vittime, il Tribunale ha annullato quindici dei diciassette capi d’imp uta zio ne
confermando la misura della custodia in carcere, da cui
peraltro non sarebbe stato
dimesso in forza dell’altra
ordinanza a suo carico che
verrà discussa nei prossimi
giorni davanti al Riesame di
Napoli. Nell’inchiesta condotta dalla Capitaneria di
Porto, personale coadiuvato
nelle indagini dal Nucleo
Speciale d’Intervento del
Comando Generale, furono
arrestate altre tre persone.
Attualmente le indagini del
sostituto procuratore Cristina Pigozzo stanno approfondendo altri aspetti di una
vicenda che ha visto come
vittime almeno dieci persone. E altre hanno presentato
denuncia dopo gli arresti.
Le modalità di azione del
gruppo, almeno secondo la
ricostruzione effettuata dalla Procura, erano sempre le
stesse. Gli indagati avvicinavano le potenziali vittime
con una scusa banale per
poi proporre imbarchi, facilitazioni nell’o tt e ni me nt o
di diplomi nautici, certificati e quant’altro in cambio di
somme di denaro. Per ottenere queste cifre, di volta in
volta i partecipanti alla truffa si fingevano alti ufficiali
della Capitaneria, in un caso il neo comandante di
Terracina, o comandanti di
compagnie di navigazione a
livello internazionale, operanti soprattutto nel campo
crocieristico. Una volta agganciate, le vittime venivano quindi pressate, spesso
con insistenti telefonate, a
versare il denaro. Ogni volta inventando una nuova
scusa riguardo costi aggiuntivi che le vittime
avrebbero dovuto sostenere
per il buon esito del percorso lavorativo falsamente
proposto

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