giovedì 20 giugno 2013

SEQUESTRO RECORD DI BENI PER 65 MILIONI DI EURO: LE MANI DELLA CAMORRA SUL TERRITORIO E UNA SCALATA NAZIONALE PARTITA DA FORMIA!







SONO state sufficienti due parole per riassumere l’operazione
«bad brothers» che ha portato ad
un maxisequestro di beni provento di attività illecite del clan
Mallardo, in larga parte ubicate
nel sud della provincia di Latina.
Queste parole: «presenza radicata». Le ha pronunciate ieri mattina il Procuratore capo di Roma,
Giuseppe Pignatone, nel corso
della conferenza stampa tenuta
insieme agli uomini della polizia
tributaria per illustrare i dettagli
del provvedimento chiesto a
maggio dalla Procura e autorizzato il 10 giugno con ordinanza
del Tribunale di Latina. Negli atti
è ricostruita la scalata economica
di Domenico e Giovanni
Dell’Aquila approdati a Formia
nel 2007 dove tuttora risultano
domiciliati in via dell’Acquedot -
to Romano. E’ da quel momento
che hanno cominciato a cercare
attività immobiliare in cui investire e società che
avrebbero, nel
tempo, consentito
quel radicamento
economicpo cui
ha fatto riferimento ieri mattina il
procuratore Pignatone, ponendo
fine (questa volta
per sempre) al
luogo comune in
base al quale la
camorra in provincia di Latina è «infiltrata» o al
massimo in vacanza. Il patrimonio sequestrato dal Tribunale appartiene direttamente o tramite
prestanome identificati a Domenico Dell’Aquila, 48 anni di Giugliano in Campania ma domiciliato a Formia, a Giovanni
Dell’Aquila, 58 anni, anch’eg l i
domiciliato a Formia, al figlio di
questi, Vittorio Emanuele, 26 anni residente a Formia, e a Cicatelli Salvatore, 23 anni, nato a Napoli ma residente a Fondi, fratello di Rita Cicatelli, ex segretaria
di Giovanni Dell’Aquila. Il provvedimento di sequestro è motivato dal Tribunale con l’apparte -
nenza dei quattro «ad associazioni di cui all’articolo 416 bis del
codice penale, sicché sono soggetti pericolosi... a carico dei
quali risultano concordanti dichiarazioni rese dai collaboratori
di giustizia». Delle avventure
economiche in terra pontina dei
Mallardo hanno parlato ripetutamente nei verbali Salvatore Izzo,
Massimo Amatrudi, Salvatore
Giuliano, Luigi Giuliano, Domenico Bidognetti, Luigi Diana,
Giuliano Pirozzi, Giovanni Chianese. E tutti hanno indicato Domenico e Giovanni Dell’Aquila
come i «cassieri» del potente
clan Mallardo che governa l’area
di Giugliano in Campania. In
particolare il pentito Salvatore
Izzi nelle dichiarazioni rese alla
dda di Napoli il 29 aprile del
2010 ha detto che i due
Dell’Aquila svolgono «attività
imprenditoriale per conto del
clan e che anche Vittorio Emanuele Dell’Aquila è integrato
nella stessa associazione. I due
fratelli Dell’Aquila, con decreto
del gip di Napoli del 28 gennaio
2011, sono stati rinviati a giudizio in quanto aderenti al clan
Mallardo, la stessa ragione per
cui vennero arrestati a marzo del
2010 con ordinanza di custodia
cautelare. Nella quale Domenico
Dell’Aquila venne definito «uomo di fiducia del clan per gli
affari in terra pontina». Sotto il
profilo strettamente tecnico, alla
base del sequestro operato ieri
c’è l’accertata disponibilità da
parte dei quattro di un reddito
risultato palesemente sproporzionato rispetto alle attività economiche svolte. Dunque un tenore di vita troppo alto in relazione
al lavoro che svolgevano in via
ufficiale e pertanto considerato
frutto di attività illecite o di riciclaggio del denaro derivante dalle stesse. Alla componente economica si aggiunge la «pericolosità» dei soggetti cui sono stati
sequestrati i beni che secondo il
Tribunale di Latina si ravvisa,
sulla base della documentazione
e delle prove prodotte dalla Procura di Roma, «sia in riferimento
alla partecipazione all’organiz -
zazione camorristica che in relazione alle attività di fittizia attribuzione dei beni»

da LATINA OGGI DEL 20.6.13

INTRECCI E RETI DI SOCIETA'.


UNA rete di società consentiva ai
membri del clan Mallardo di effettuare investimenti sul territorio,
non solo a Latina ma anche
a Giugliano in Campania e
in Emilia Romagna. Per
questo nell’elenco delle
quote azionarie poste sotto
sequestro e che compongono una parte consistente
d el l ’impero riferibile a
Dell’Aquila e Cicatelli sono
finite la C.R. Diffusione srl,
Generali Immobiliare srl,
Domiro srl in cui Domenico
Dell’Aquila detiene partecipazioni rilevanti attribuibili
a lui direttamente o a soci
che fungono da prestanome
e del tutto privi di capacità
reddituali. Poi ci sono le società «schermo»: New Auto
srl, Holiday sas e For You
srl; dalle intercettazioni telefoniche si evince che queste società
sono, appunto, un sorta di paravento per attività illecite e anch’esse
sono riferibili a Domenico
Dell’Aquila, elemento che viene
confermato anche dal collaboratore di giustizia Salvatore Izzo. Per
tale ragione i beni intestati a queste
società «sono da ricondurre a Domenico Dell’Aquila» e sono stati
anch’essi posti sotto sequestro. Sono invece attribuibili a Giovanni
De ll’Aquila e al figlio Vittorio
Emanuele la Reale Aquila Immobiliare srl, la D.G. Immobiliare srl,
la Di.Effe.Gi. Costruzioni srl di cui
entrambi detengono partecipazioni. Ma per esempio hanno
tutte le quote di Reale Aquila. Fungono invece da
«schermo» per attività illecite dei due la Tecniche Immobiliare srl, Deca Costruzioni srl e Imperial Car srl di
cui Giovanni Dell’A qu i l a
poteva «disporre totalmente». Circostanza specificamente citata nel verbale contenente le dichiarazioni del
pentito di camorra Gianluca
Pirozzi. Per quanto riguarda
Salvatore Cicatelli è stato
accertato che questi aveva
un tenore di vita non giustificabile e una sproporzione
economica tra quanto denunciato dal 2001 al 2011 e
la realtà, pari a 458mila euro circa;
il Cicatelli è subentrato nelle quote
detenute nella Imperial Car di Fondi da Giovanni Dell’Aquila tre

giorni dopo l’arresto di questi.


I PRESTANOME.
TUTTO ciò che è emerso, cioè l’esi -
stenza di un’impresa di origine criminale con elevatissime capacità di investimento in diversi settori, denota certamente la presenza stabile nella società
dei Dell’Aquila e nelle loro attività di
una rete consolidata di prestanome. E
infatti il Tribunale di Latina fa un lungo
elenco di persone di cui i referenti del
clan «si servivano» per i loro affari su
questo territorio. Si tratta di Vincenzo
Vitiello, Eva Bruno, Francesco Di
Gioia, Mariantonia Granata, Sabato
Tortorella, Gennaro Delle Cave, Giuseppe Cerqua, Filomena Cecere, Giovanni Ravai, Roberto Gazzelli, Antonio
Maisto, Concetta Maisto, Carmine Maisto, Francesco Maisto, Pasquale Maisto, Antonietta Volpicelli, Giulia Chiarello. Tutti vengono definiti nell’ordi -
nanza del gip quali prestanome dei
Dell’Aquila in quanto si evince «la
totale assenza di redditi da loro dichiarati a fronte della formale intestazione
di rilevanti proprietà e/o partecipazioni
azionarie che sono tutte attribuibili a
Giovanni e Domenico Dell’Aquila, sia
in virtù di precedenti intestazioni (ossia
di cessioni di quote precedentemente
intestate ai Dell’Aquila)», sia per il
coinvolgimento e conseguente rinvio a
giudizio di alcuni di questi prestanome
per l’indagine che ha già riguardato i
Dell’Aquila e avviata dalla Dda di Napoli sulle ramificazioni del clan Mallardo di Giugliano.
La Direzione distrettuale di Roma nelle verifiche che hanno portato al sequestro di ieri mattina aveva richiesto l’ap -
plicazione della stessa misura dei sigilli
alle quote di partecipazione di altre
persone, ossia Domenico Cecere, Rosa
Di Nardo, Antonio Iannone, Valentina
Ruoppolo, Federico Sepe e Gioacchino
Mancinelli. ma la proposta è stata respinta dal Tribunale in quanto tutti
risultano essere stati ex soci di società
ricondicibili ai Dell’Aquila; una partecipazione, per di più, limitata nel tempo
che non può, da sola, essere sufficiente
a considerarli attuali prestanome. Tra
gli immobili intestati invece direttamente ai due principali «imprenditori» individuati nel blitz di ieri ci sono due
immobili in via Solaro a Formia, intestati, appunto, a Domenico Dell’Aquila
e le partecipazioni in C.R. Diffusioni
srl, Generali Immobiliari srl e Domiro
srl; ancora a Formia risultano di proprietà di Giovanni Dell’Aquila beni in
via dell’Acquedotto Romano, a Fondi
in località San Vincenzo, ancora a Fondi
in via Querce e via Giuseppe Amante,
mentre Raffaele Dell’Aquila, uno dei
figli di Domenico, risulta direttamente
titolare di immobili a Fondi. La ricostruzione catastale fatta dalla polizia tributaria della guardia di finanza ha richiesto molti mesi con l’incrocio dei dati
raccolti già nel corso delle precedenti
inchieste che hanno riguardato sempre
la presenza dei Dell’Aquila sul territorio. Un interesse che si è stabilizzato a
partire dal 2007, quando lo stesso gruppo voleva mettere le mani su alcune
vecchie fabbriche per realizzare lottizzazioni per uso commerciale ed abitativo, come risulta da intercettazioni telefoniche allegate alle prove delle ordinanze di custodia cautelare notificate
nel 2010.

DA LATINA OGGI DEL 20.6.13

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